Movida in piazza Bellini, via Cisterna dell’Olio e vico Quercia: i dubbi della Commissione sulla delibera della Giunta

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Comunicato Stampa del Consiglio del 09/09/2025

Data pubblicazione:

09 Settembre 2025

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Approda in commissione Polizia Locale, Regolamenti e Legalità, presieduta da Pasquale Esposito, la delibera di Giunta comunale n. 358 che introduce una serie di limitazioni volte a contenere i fenomeni della movida nelle aree di piazza Bellini, vico Quercia, via Cisterna dell’Olio e vico II Cisterna dell’Olio.

In particolare, la delibera - frutto anche della sentenza del Tribunale di Napoli che ordina al Comune di ridurre il rumore in Piazza Bellini e zone limitrofe - vieta la vendita e la somministrazione per asporto di alimenti e bevande, alcoliche e analcoliche, dalle 22 alle 6 del mattino successivo, mentre il servizio esterno ai tavoli è proibito dalla mezzanotte alle 6. È inoltre vietata qualsiasi forma di diffusione sonora esterna da parte di esercizi pubblici, circoli privati, attività commerciali o artigianali, nonché in occasione di manifestazioni. I titolari dei locali, si legge nel documento, sono tenuti a rispettare le norme in materia di inquinamento acustico, adottando tutte le misure necessarie a garantire il diritto al riposo e a evitare disturbi alla quiete pubblica. Infine, gli esercenti e i gestori delle attività di somministrazione e vendita hanno l’obbligo di prevenire situazioni di degrado e comportamenti che possano compromettere la vivibilità dell’area.

Forti perplessità sui contenuti della delibera sono state espresse dal presidente Esposito nel corso della riunione di oggi, alla quale hanno partecipato anche l’assessora alle Attività produttive Teresa Armato e l’assessore alla Legalità Antonio De Iesu. Esposito considera il documento una misura troppo restrittiva e penalizzante per alcune attività del centro storico. Ha criticato la genesi del provvedimento, influenzata da comitati e legali che si ergono a “capipopolo” e, pur ribadendo il suo atteggiamento collaborativo verso la Giunta, ha sottolineato il rischio di concorrenza sleale con le attività limitrofe, e ha osservato che la delibera appare finalizzata soprattutto a fornire argomenti di difesa all’Avvocatura. Si tratta certamente di un terreno molto arduo, ha concluso, ma e se non si adotta una visione più ampia della città, ragionando anche sulle altre emergenze connesse al rispetto della quiete pubblica, si rischia di commettere un errore.

Sergio D’Angelo (Napoli solidale) ha invece espresso netta contrarietà alla delibera, giudicata inadeguata e tardiva. Ha ricordato che il danno ai cittadini è reale e che per quattro anni l’Amministrazione lo ha sottovalutato senza introdurre neppure misure minime, come la Consulta della notte. Pur offrendo qualche argomento all’Avvocatura per difendersi in giudizio, il provvedimento rischia di essere “una toppa peggiore del buco”, generando un effetto domino in altre zone della città e creando disparità tra esercenti. Seguendo questa linea, ha concluso, non solo non si risolverà il problema, ma si rischia di perdere il ricorso davanti al TAR promosso dagli operatori penalizzati.

Anche Rosario Andreozzi (Napoli Solidale) ha espresso netta contrarietà alla delibera. Ha denunciato l’assenza di un confronto con gli esercenti, nonostante le ripetute richieste, e ha sottolineato che così si penalizzano imprenditori che hanno investito, favorendo invece attività vicine non soggette alle stesse restrizioni. Ha criticato inoltre la mancanza di un piano del commercio esteso all’intera città, osservando che si sta solo rincorrendo l’emergenza creata dalla pronuncia dei giudici su alcune strade, per questo ha annunciato molti emendamenti alla delibera e chiesto ulteriori approfondimenti in Commissione. Quella in discussione oggi è una delibera ‘monca’, secondo Gennaro Demetrio Paipais, che ha ricordato che il provvedimento trae origine da una sentenza di condanna per rumori molesti reiterati e di grave intensità. Ha dichiarato di essere favorevole all’adozione di misure correttive, ma ha avvertito che inevitabilmente altri cittadini chiederanno interventi analoghi se le disposizioni non vengono estese all’intera città. Dello stesso avviso Mariagrazia Vitelli (Partito Democratico), che ha ribadito che la discussione non può limitarsi a poche strade, ma deve riguardare tutta la città. Pur essendo consapevole che le risorse sono esigue, ha evidenziato che la città non è adeguatamente presidiata dalle forze dell’ordine e dalla Polizia Locale troppo spesso impegnata a presidiare i grandi eventi a discapito di altri territori, come il Vomero, che specialmente nel fine settimana sono molto frequentati dai più giovani. Iris Savastano (Forza Italia) ha infine definito imbarazzante la situazione, ricordando inoltre che il giudizio in cui l’Amministrazione è stata soccombente è stato promosso da un consigliere della maggioranza. Ha accusato il Comune di essere “carnefice”, non vittima, per non aver garantito negli anni controlli e applicazione del Regolamento, lasciando i cittadini senza tutela e spingendoli a una class action. Ha quindi annunciato il voto contrario del suo gruppo.

Nelle repliche, l’assessora Teresa Armato ha ricordato che il confronto sulla movida va avanti da anni e che l’obiettivo non è criminalizzare, ma limitare gli impatti negativi sui cittadini. Ha spiegato che sono già stati messi in campo diversi provvedimenti, con un confronto anche con altre città, e che nel DUP era stata inserita la possibilità per il Sindaco di intervenire. Il Consiglio, tramite un ordine del giorno, ha chiesto una delibera e non un’ordinanza, giudicata inadeguata perché priva del requisito della contingibilità. Armato ha definito la misura “dolorosa”, sottolineando però che l’Amministrazione ha avviato strumenti alternativi che sono al vaglio del Consiglio, come la modernizzazione dei dehors e la Consulta della notte che partirà a brevissimo. L’assessore Antonio De Iesu ha evidenziato la complessità del tema, che richiede un equilibrio tra il diritto al riposo dei residenti e quello all’aggregazione dei giovani. Ha ricordato che la giurisprudenza civile ha ormai consolidato la prevalenza del diritto alla quiete, con CTU e Arpac che hanno accertato livelli rilevanti di inquinamento antropico. Ha segnalato la condanna del Comune a un risarcimento di 1,2 milioni di euro e la mancanza di strumenti per allontanare i giovani dalle aree interessate. Per questo, l’unica strada percorribile è dimostrare l’adozione di contromisure, altrimenti si rischia la nomina di un commissario ad acta. Ha infine annunciato l’obiettivo dell’Amministrazione di arrivare almeno a 1500 unità per la Polizia Locale, ora sono 1240, ci saranno perciò altri innesti a breve e si punta a scorrere la graduatoria per assumerne altri 200 agenti.

Ultimo aggiornamento: 04/11/2025, 10:29

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